L’Analisi Funzionale è una tecnica di psicoterapia corporea recente, sviluppata da Will Davis negli ultimi 30 anni, che affonda le sue radici negli studi di E. Reich e assume la posizione umanistica di C. Rogers.
In particolare è una digitopressione sul corpo della durata di circa 5 minuti a seduta che, insieme alla tecnica verbale, in un setting terapeutico, mira a stimolare il processo di autoregolazione spontanea dell’organismo ripristinando l’equilibrio energetico.
Per praticare l’Analisi Funzionale è necessario essere psicoterapeuti ed aver effettuato il master in Analisi Funzionale, della durata di 2 anni, condotto da Will Davis (http://2020.functionalanalysis.org/index.php).
L’assunto sottostante comune a tutte le psicoterapie corporee è che esiste un’unità funzionale tra mente e corpo.
Reich pensava che la storia del paziente non fosse solo registrata nella mente o psiche, ma anche immagazzinata nel corpo, tramite ciò che Reich chiama “armatura muscolare”. Le emozioni, credenze, esperienze precoci – ogni aspetto della storia biografica – sono tutte registrate nella muscolatura nella forma di contrazioni, che sono le rappresentazioni fisiche di blocchi psichici, resistenze e rimozioni.
Le contrazioni di cui parlava Reich non sono nei muscoli, ma nel tessuto connettivo, il “conduttore” di energia presente nel nostro corpo.
Il tessuto connettivo è composto da 3 componenti: fibre al collagene, cellule e sostanza di base (plasma). Il tipo di tessuto varia a seconda delle diverse combinazioni tra queste 3 componenti. Es: tendini, cartilagine, tessuto osseo, legamenti, membrane mucose, plasma sanguigno…
Funzioni del tessuto connettivo:
– crea e forma SPAZIO (plasma = “dare forma”). Il tessuto connettivo circonda il corpo direttamente sotto la pelle dandogli la forma esterna ed interna.
– SEPARA le differenti parti del corpo e contemporaneamente le CONNETTE. È la colla che tiene unite le diverse parti del corpo attraverso l’organizzazione a rete.
– SOSTIENE e sorregge il corpo dandogli la capacità di stare eretto.
– PROTEGGE l’integrità dell’organismo contro i disturbi provenienti sia dall’esterno che dall’interno. È implicato nel metabolismo, nella crescita, nella rimarginazione delle ferite, nell’attivazione del sistema immunitario.
Caratteristiche del tessuto connettivo:
– PLASTICITÁ: ha l’abilità di trasformarsi da uno stato liquido (plasma sanguigno) in una gelatina (cartilagine) o cristallizzato (fibre al collagene disidratate) per poi tornare allo stato liquido. Queste trasformazioni possono essere attivate da elettricità, calore, pressione, suono. La pressione è uno dei processi energetici che trasformano lo stato tissutale e perciò il suo funzionamento energetico.
– PIEZOELETTRICITÁ (“elettricità per compressione): i componenti del tessuto connettivo sono semiconduttori.
– IDRATAZIONE: proprio come una spugna, il tessuto connettivo può idratarsi e disidratarsi. Sotto stress si “secca” perdendo il suo giusto livello di idratazione e può arrivare anche a cristallizzarsi. In questo caso il tessuto connettivo riduce significativamente la capacità di trasportare l’energia (trasporto di elettroni e protoni). Le conseguenze a livello psicologico sono una diminuzione della percezione di sé e della consapevolezza.
– RINFORZO MUSCOLARE: ogni muscolo e ogni organo è circondato da una pellicola sottile e trasparente di tessuto connettivo. Quando il muscolo va sotto stress, più di quello che può sopportare, ulteriori tessuti connettivi crescono all’interno del tessuto muscolare e si raggruppano formando delle corde che aiutano a rinforzare il muscolo per sopportare l’aumento dello stress. Le corde di tessuto connettivo causano la durezza che sentiamo nel tessuto muscolare. In questo modo viene spiegato come possiamo tenere i muscoli tesi non solo per 20 minuti ma anche per vent’anni. Sotto stress cronico, quindi, il tessuto connettivo si sviluppa sempre di più e rinforza la tenuta del muscolo permettendogli di contrarre, bloccare e corazzare.
Durante la tecnica di digitopressione, concepita per rilassare il tessuto connettivo e reidratarlo, possono emergere le emozioni che vengono trattenute dalle contrazioni.
La tecnica di digitopressione dell’Analisi Funzionale è chiamata “Punti&Posizioni” ed è una tecnica del “minimo stimolo”: se impieghi molta energia per allentare la tensione (manipolazioni, stretching, esercizi), le difese investiranno altrettanta energia per rimanere, mentre una pressione delicata che va ad attivare il tessuto connettivo accompagnerà le difese nel lasciarsi andare. La tecnica P&P è un processo lento, che non crea minaccia: fa pressione e rilascia, prendendo
dall’osteopatia la tecnica del rilascio posizionale. Will Davis ha modificato la tecnica, studiata per agire a livello neuro-muscolare, in modo che possa agire anche a livello plasmatico. Il risultato è un rilassamento profondo nei movimenti, nelle sensazioni, nelle emozioni, nella consapevolezza.
Il plasma si scioglierà sotto la pressione e poi si ri-strutturerà secondo nuove condizioni. Il risultato di questo intervento terapeutico è che quella massa fibrosa formatasi nei muscoli precedentemente stressati incomincerà a sciogliersi e a scomparire.
P&P è un processo lento e non invasivo e si struttura in 22 sedute circa e impiega 5-7 minuti a seduta.
Diversi sono i motivi per cui proponiamo questa tecnica.
– Per offrire al paziente un nuovo canale per conoscersi, il paziente può sentire letteralmente le sue resistenze.
– Spesso l’interazione verbale raggiunge un’impasse a causa della resistenza. Il corpo è un’altra via per superare l’impasse, rispettando le difese del paziente.
– I pazienti prendono contatto con le loro emozioni e con il proprio corpo imparando a conoscerne i segnali.