Il nostro corpo ci parla.
A chi non è capitato di fare un confronto tra le esperienze sessuali vissute o tra le vostre e quelle dei vostri amici?
A volte le esperienze sono talmente diverse che sembra quasi di parlare di un altro argomento.
Non è tanto sul confronto dell’atto pratico in sé che si rimane spiazzati, ma sul modo in cui è descritto il piacere, sulle frasi “non mi era mai capitato di provare un piacere così” o “e io che pensavo di avere un problema, ora grazie al mio nuovo compagno è un altro mondo!” oppure ancora “raggiungo solo qualche volta l’orgasmo, ma va bene così”.
Esiste dell’altro rispetto a quello che per noi ormai è semplice abitudine?
Abitudine in un rapporto che dura anni o decenni, abitudine solidificata nel passaggio di diversi partner con cui impostiamo il sesso su per giù allo stesso modo, abitudine di pensare che il sesso, dopotutto, non è così importante in un rapporto.
Per trovare la risposta forse dobbiamo fare i conti con la pigrizia o con il pudore che a volte ci trattiene dall’andare ad esplorare il nostro piacere, dal fermarci e iniziare ad ascoltare e conoscere il proprio corpo.
E forse dobbiamo fare i conti anche con l’imbarazzo e la fatica che ci trattiene dall’invitare il nostro partner nel viaggio alla scoperta del nostro corpo: possiamo insegnargli cosa ci piace e cosa no, possiamo comunicargli quello che desideriamo, possiamo provare a dare voce al nostro corpo e magari stupirà anche noi la chiarezza e la semplicità con cui ci parla.
Fare questo invita il nostro partner a fare lo stesso e in questo modo potremmo scoprire che esiste un lasciarsi andare più profondo che ci permette di creare un’intesa sessuale basata sulla fiducia e sulla complicità che si trasforma in una danza tra due corpi da cui sentirsi circondati e avvolti.
E se parliamo di danza non possiamo non citare le amiche Sule dalle zampe azzurre che ci ricordano l’importanza di avere lo stesso ritmo o per lo meno avere l’intenzione e la voglia di crearne uno insieme.
G.R.