Parlare lo “stesso linguaggio”

Che cosa accade di diverso dal comune.

In ogni momento e per tutta la vita comunichiamo con amici, familiari, colleghi, amori, …

Spesso per poter essere compresi occorre alzare un po’ il tono della voce, o aumentare la dose di dolcezza, con altri invece serve maggiore fermezza, altri ancora richiedono ripetitività.

In ogni esperienza esiste un rituale comportamentale, derivante dalle norme sociali che ci accompagnano e che applichiamo automaticamente:
dal saluto iniziale, all’accoglienza verbale, alla ‘danza fisica’ di benvenuto.

Talvolta accade però che con alcune persone si percepisca la libertà di poter infrangere queste regole:
come se si potesse entrare in casa di qualcuno ‘togliendosi le scarpe’ ed andandosi ad accomodare dove ci si sente più liberi, senza che venga dato il permesso.

Ecco che in queste situazioni le risate sono vere risate di pancia; la preoccupazione per una certa condizione è realmente manifestazione della propria difficoltà, senza il timore del giudizio; le espressioni del volto ed i movimenti del corpo compensano le parole non espresse; i silenzi possono rimanere tali senza la necessità di riempirli.

Se ognuno di voi ha la fortuna di incontrare nella propria vita amici, un familiare, un collega, un amore che vi permette di sentirvi voi stessi, coltivatelo e prendetevene cura con delicatezza, senza in ogni modo indurre questo tipo di rapporto in rituali racchiusi nelle comuni regole sociali e senza dare a tutti i costi suggerimenti o aiuti all’altro quando non sono richiesti.

Lasciare libero ciò che nasce da un’innata naturalezza permette di godere l’uno dell’altro, attraverso uno scambio reciproco di umanità infinita che dura nel tempo, al di là degli eventi.

B. R.