Cosa si aspetta il bambino quando rivolge le sue domande ai genitori?
Molteplici cose:
- attenzione e ascolto;
- l’essere preso sul serio;
- ricevere soluzioni comprensibili.
Nella frenesia di ogni giorno, talvolta rispondere a tutte queste aspettative e accogliere le curiosità del bambino non è semplice.
Tuttavia ricordare i bisogni che esprime un bambino nel porre delle domande è necessario perché saranno le risposte a favorire la costruzione della sua autostima.
Un strumento per adattare al meglio le spiegazioni riguarda la distinzione per fasce d’età da cui provengono:
- 2-5 anni:
usate la fantasia e il gioco per poter entrare nel mondo del bambino.
Se rispondete alla domanda “perché piove?” e descrivete il ciclo dell’acqua, il bambino non comprenderà quello che gli state dicendo, non si sentirà accettato, penserà che è incapace di capire e che forse desiderate che cresca in fretta per poter comunicare con lui.
- 5-7 anni:
essere informato riguardo alle competenze apprese dal bambino a scuola per potergli dare risposte più “scientifiche”.
Si può cercare la risposta insieme a lui leggendo libri, guardando cartoni e documentari per bambini. Non fornitegli le risposte che già conosce, ricordategli piuttosto che può usare quello che già sa per risolvere i suoi dubbi.
Inoltre, una delle paure più comuni per ogni genitore è: “ cosa succede se diamo risposte inadatte?”, o se proprio in quel momento non riusciamo a dedicargli attenzione, siamo stanchi o magari non conosciamo la risposta?
Niente paura:
- possiamo chiedere aiuto e magari (dopo averlo concordato) dire :“lo zio ne sa di più su questa cosa, chiedi a lui!”;
- possiamo prendere tempo e rimandare la spiegazione a più tardi (ricordandosi di farlo);
- possiamo ammettere di non sapere e rispondere dopo che ci siamo documentati.
I bambini apprezzano tantissimo l’onestà!
G.R.